Morena Soldan
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"Ecuador: volontariato internazionale giovane"
Diamo voce a Morena Soldan, di Teolo, per un anno volontaria in Ecuador con il progetto di Intercambio Culturale Spondylus…
PERCHÉ SEI PARTITA?
Perché è sempre stato un sogno nel cassetto poter conoscere e visitare un paese del sud del mondo. L’America del sud in primis…. E perché avevo voglia di sperimentarmi in un’esperienza nuova e arricchente…. E perché penso che donare un po’ del proprio essere e del proprio tempo non faccia male, ma anzi arricchisce e contribuisce a formarti come persona.
… ed in più andare con un progetto di intercambio già provato e sperimentato ti aiuta a sbrigare tutta la parte burocratica necessaria iniziale e lì poi sai di trovare delle persone che ti aiuteranno nelle prime fasi di adattamento…. E non è poco non sentirsi solo e abbandonato, lontano da tutto e tutti!!!
QUANDO SEI PARTITA E PER QUANTO TEMPO?
Sono stata in Ecuador un anno, dal marzo 2007 al marzo 2008…. Anzi a dire la verità ero partita per "soli" 6 mesi ma poi da lì ho prolungato l’aspettativa lavorativa e ne ho "approfittato"… Tornare alla data stabilita avrebbe voluto dire, per me, non assaporare l’esperienza, visto che i primi mesi sono mesi di stupore, incredulità, incapacità di comprendere un bel po’ di cose, relazioni che un po’ alla volta si costruiscono…. E quindi ho sentito che dovevo fermarmi ancora un po’, per capire, vivere l’esperienza pienamente, conoscere e farmi conoscere, imparare a fidarmi e lasciarmi andare verso questo nuovo stile e ritmo di vita….
COSA PENSAVI DI TROVARE LÌ?
Sapevo di andare in un paese del Sud del mondo, quindi sapevo che avrei incontrato povertà, mancanza di beni materiali, mancanza di strumenti anche educativo-culturali….
Comunque parti da una prospettiva di nord del mondo, quindi pensi di essere "di più" e trovare "di meno"…. Anche se non vuoi arrivi in una condizione di "superiorità"…
Mi avevano poi parlato di malattie, vaccinazioni da fare, attenzioni da avere nell’uscire, di delinquenze, di copri-fuoco…. Quindi sicuramente andavo verso un paese sconosciuto ma "difficile", sotto molti punti di vista….
E COSA PENSAVI DI PORTARE?
Il mio bagaglio di esperienza educativa e lavorativa… In Italia lavoro da un po’ di anni in strutture di accoglienza e so di "saper fare il mio lavoro" qui…. Pensavo di poter gettare qualche spunto, qualche input, qualche riflessione ed alla fine è anche stato così, anche se in maniera un po’ più sottile e meno incisiva….
COSA INVECE HAI TROVATO?
Allora…. Diciamo che le cose si sono lasciate vedere o almeno le ho scoperte e forse un po’ capite a poco a poco lungo l’anno di permanenza…. e le impressioni ed emozioni sono state davvero diverse e a volte contraddittorie lungo il cammino….
Inizialmente ero spaesata…. Paese diverso, altitudine (2.800 metri li senti proprio!!!) che all’inizio di impedisce anche la semplice camminata, lingua diversa che per quanto semplice non ti consente di comunicare facilmente, ti mancano i termini per spiegarti un po’ più a fondo…. Clima sorprendente, passi dal frescolino mattutino al calore pomeridiano per poi passare al freddo serale… E la pioggia giornaliera che ti accompagna in tutti i pomeriggi… E le persone… Tante, colorate, sorridenti, schive, calorose, impaurite, curiose…. Ed ovunque bambini, che ridono, gridano, giocano, ti chiamano… E musica ovunque, rumore…. Ed immondizia lungo le strade e relativi cani randagi (un sacco!!!) che ti puntano….
Insomma all’inizio forse ti senti anche un po’ impaurita….
E per fortuna sei accolta e "protetta" dentro a questa casa per volontari dove due persone si occupano e pre-occupano di te, sapendo e capendo bene che per noi è un "cambiamento"….
Poi un po’ alla volta cominci a conoscere, la quotidianità diventa familiare, non ti spaventa più muoverti da solo, anzi impari anche a gestire i mezzi pubblici e riesci a farti anche un giro in città senza perderti…. Lo spagnolo comincia a fluire e cominci anche a spiegarti…. Insomma un po’ diminuiscono le paure e le distanze, aumenta la fiducia e la vicinanza e cominci a sentire il luogo, le persone, le situazioni…. Le senti e le vivi, le comprendi, ci stai anche male perché adesso le persone si fidano di te e cominciano anche a raccontarsi e confidarsi, ti fanno entrare nel loro mondo, ti rendono partecipe della loro vita…. E qui inizia un’altra difficoltà, quella a cui forse non ero preparata… Senti e vivi anche la sofferenza, il dolore per un mondo ingiusto, per un mondo iniquo, per violenze e soprusi di ogni genere, soprattutto verso i più deboli che non sanno difendersi ed anzi pensano che la normalità sia questa…. Perché alla fine è solo questione di fortuna, l’essere nata nella parte ricca del mondo e quindi godere di un sacco di privilegi e agiatezze che molti sanno che esistono ma non riescono ad accedervi…. Dove da noi ormai è indispensabile anche il superficiale, dove tutto è dovuto e alla portata di mano, dove alla fine ci lamentiamo pure delle difficoltà senza sapere esattamente QUALI sono le vere difficoltà… Ecco, è stata la classica sberla in faccia inaspettata e dolorosa…. Pensavo di incontrare la povertà invece l’ho vissuta, l’ho sentita e questo penso abbia fatto la differenza….
COSA TI SEI PORTATA A CASA?
Soprattutto un modo diverso di essere e vivere la vita…. Mi ha affascinato e alla fine penso sia davvero bello ed importante il loro ritmo di vita, la loro accoglienza, la loro socialità, il loro sorriso sempre e ovunque…
L’essenza della vita non è lavorare, avere mille impegni uno dietro l’altro che ti fanno arrivare a casa spompato e senza fiato…. La cosa davvero importante è stare con le persone, esserci, parlare, vivere la socialità…. Avere del tempo per un sorriso, per un caffè…. Avere le porte di casa aperte pronte per ospitare ed accogliere…. Avere la voglia e l’energia per divertirsi, ridere, ballare, fare festa… Condividere quel poco che si ha nello stare assieme…. E non sono parole "vuote" ma esperienze davvero vissute….
Quindi uno stile di vita molto più umano, a misura di persona, a misura di relazione….
Ed anche un rispetto per la natura, per la madre terra (pachamama) che dà i suoi importanti frutti per la sopravivenza…. Mi ha colpito quanto anche i bambini piccoli sappiano delle proprietà benefiche delle varie radici e piante e come sappiano "sfruttare" gli elementi naturali senza dover sempre ricorrere ai prodotti commerciali… Usanze e pratiche sane che ahimè iniziano a scemare in concomitanza dell’arrivo nei centri commerciali dei super prodotti occidentali (con prezzi tra l’altro esorbitanti!!!).
PENSI DI TORNARE?
Sicuramente a fare un giro verso la fine di quest’anno…
Mi mancano i bambini, mi mancano alcune persone dell’associazione, mi mancano alcune persone della casa dei volontari, mi mancano altre relazioni… E anche se ci si sente ogni tanto per telefono o e-mail non è sicuramente la stessa cosa…. Quindi ho proprio bisogno di tornare per vedere, abbracciare, sentire….
Anche per dare un senso ed una continuità ad una esperienza che è stata davvero importante e significativa nella mia vita…
QUAL’È STATA LA TUA ESPERIENZA "SUL CAMPO"?
Inizialmente ho conosciuto Asa e i relativi progetti. Poi sono stata inserita in una casa famiglia dove sono accolti bambini e adolescenti con disagio familiare.
Andavo indicativamente dal lunedì al venerdì dall’ora di pranzo a pre-cena, affiancando l’educatore presente.
Le attività erano varie, dalla preparazione del pranzo ai compiti scolastici, al gioco, alle uscite nel parco vicino…. Li aiutavo anche nel disbrigo domestico visto che tutti dovevano riordinare la loro stanza, farsi il letto, lavare a turno i piatti e sistemare la cucina, lavare la biancheria, ecc…
Inoltre settimanalmente li accompagnavo alla terapia psicologica (Asa prevede un trattamento psicologico personale per ogni ragazzo inserito e per la sua famiglia visto che l’obiettivo principale è il re-inserimento) e, dove possibile, alle visite domiciliari.
Con la chiusura estiva delle scuole si è anche riusciti ad organizzare (grazie ai soldi raccolti dall’Italia) un mini centro estivo che coinvolgeva i ragazzi di tutte e tre le case famiglia di Asa e un gruppo di assistenza domiciliare ed una gita di 4 giorni in tenda in un parco naturale vicino…
La mattina invece frequentavo l’equipe di Asa costituita da educatori, psicologi, assistenti sociali e responsabile dell’area dove venivano pensati e aggiornati i progetti personali dei ragazzi e delle loro famiglie e dove c’era l’aggiornamento continuo sulla situazione. Questo mi ha aiutato a capire ed entrare nella realtà sociale dell’Ecuador, ben diversa da quella italiana sia come problematiche sociali che come assistenza economico-educativa statale.
SECONDO TE QUAL’È IL SENSO DI "INTERCAMBIO CULTURALE"?
Possibilità di incontrare, vedere, condividere sia con le persone del posto sia con altri volontari europei….
È relazione a 365 gradi…. Sempre….
Perché durante la giornata si è inseriti nei vari progetti dell’associazione (che si occupa di educazione e accoglienza dei bambini e delle loro famiglie in situazione di disagio) e quindi hai a che fare con le famiglie e le educatrici ecuatoriane…. Poi a casa invece vivi con altre persone soprattutto europee (con me c’erano ragazze/i della Spagna, Francia, Svizzera) tendenzialmente giovani e con voglia di vivere la tua stessa esperienza… quindi c’è anche la possibilità di confrontarsi con altre culture più simili alla tua, altri sapori, usanze, musiche…. E per finire la possibilità di organizzare insieme gite per conoscere le bellezze straordinarie di questo piccolo paese del Sud America e serate all’insegna dell’allegria e del divertimento….
Relazioni che poi continuano e ti fanno sentire parte del mondo, ti aprono l’orizzonte, ti si allargano le prospettive…
Morena Soldan
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