Giulia Rizzato

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"Quando siamo partite non sapevamo esattamente cosa potevamo aspettarci da questa esperienza: avevamo nel cuore solo tanta voglia di incontrare, lavorare, metterci in gioco… ognuna a modo suo.
Il clima assolato e fresco, la musica, i colori, i bambini, le Ande, il cielo, la frutta, i profumi, ci hanno travolte! Non è stato sempre facile, ma poco a poco abbiamo preso il ritmo, l’ossigeno, e il castigliano (fra uno strafalcione e l’altro).
Il primo lavoro che ha segnato le nostre giornate è stato al centro infantil Luz del Mañana, nel quale (guidate dal capomastro Alessandro, un altro volontario italiano) abbiamo dipinto le pareti della scuola, sempre attorniate da bambini che ci chiedevano un sacco di cose e volevano giocare con noi. Ci siamo affezionate così tanto a quel posto, alle educatrici, ai bambini, che abbiamo scelto di continuare a lavorarci anche durante il campamento (gruppo estivo) ricreativo che si svolgeva al pomeriggio… così tornavamo a casa veramente sfinite! …Non abbastanza evidentemente, visto che io ed Anna ci siamo date anche ad un corso di ballo che si teneva nel barrio!
È stato un mese intenso, ho cercato di sgranare gli occhi e dilatare il cuore per far posto a tutto quello che ho vissuto, raccogliere quanto più potevo, legare il più possibile con le persone che ho incontrato.
Questo viaggio ha scatenato in me una serie di riflessioni che stanno scavando piano dentro di me anche ora, a un mese e mezzo dal nostro ritorno.
A tutta la gente che mi chiede cosa mi sia piaciuto di più di questo viaggio, cosa mi sono portata a casa io non so cosa rispondere. Un mese è troppo poco per capire, per conoscere, basta appena per guardare, ma è sufficiente a far crescere nel cuore la voglia di tornare".

Giulia Rizzato -

(articolo tratto da "Il Bacchiglione" periodico dell’associazione Maranathà di Cittadella)

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