Enrico Baldo

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Mercoledì 11 maggio 2011

Hola a todos.
Prima di tutto voglio fare tanti auguri a tutte le mamme (in particolare la mia) per il dìa de la mama.
Qui ormai è arrivata l'estate: se i primi due mesi non è passato giorno che non piovesse almeno un'oretta, adesso da quasi due settimane si stanno succedendo stupende giornate soleggiate e calde. Sembra quasi che il tempo voglia rendere più difficile il distacco che è ormai imminente (purtroppo manca solo qualche settimana).
Dato che siamo agli sgoccioli queste ultime settimane mi sono dedicato quasi esclusivamente alla ricerca di materiale per la tesi e al lavoro nel CAE. Entrambe le cose mi stanno dando la possibilità di ampliare la mia conoscenza della realtà dei questo paese. La prima perché nella tesi, nella quale devo presentare l'esperienza che sto facendo qui in Ecuador, ho bisogno di inserire dati riguardanti il paese e in particolare il sistema educativo e la realtà infantile, il secondo perché, mentre all'inizio all'interno del Centro Educativo dovevo principalmente osservare, adesso hanno cominciato a darmi dei compiti più specifici. Ho così l'occasione di immergermi in prima persona in queste realtà educative. La cosa è stimolante ma anche molto più impegnativa e complicata.
Il sistema scolastico devo dire che, nonostante la nuova riforma curricolare del nuovo governo, è ancora molto carente. Praticamente il metodo di studio è basato interamente sul copiare: copiare un testo, copiare un disegno, cercare immagini o parole sul giornale e incollarle, ecc… Questo, naturalmente, oltre a non essere utile per l'apprendimento del bambino non aiuta nemmeno a creare un proprio pensiero critico.
Inoltre danno dei compiti assolutamente inadatti, come tipologia e difficoltà, all'età del bambino: come si fa a dare da scrivere una frase ad un bambino che non conosce ancora a memoria le lettere? O come si fa a dare da fare esercizi sulle scomposizioni di numeri in unità e decine ad una bambina che non è ancora capace di leggere i numeri a due cifre? Sono casi molto comuni che mi fanno accapponare la pelle.
Sono cose come queste che mi stanno facendo rendere conto di come la colpa delle difficoltà e dei limiti che incontriamo nei bambini siano esclusivamente colpa di noi adulti (mi metto in mezzo anche se non mi sento della categoria): dei genitori spesso assenti, degli insegnati che non sanno fare il loro lavoro, ma anche degli educatori che non sanno lavorare in equipe.
Un piccolo esempio di quest'ultima categoria: a me hanno affidato un ragazzino, Jordin, uno dei più inquieti del gruppo con cui lavoro, che da quando sono qua raramente ho visto fare i compiti. Il primo giorno lo prendo (nel vero senso della parola perché voleva giocare) e gli chiedo che compiti ha da fare. La risposta è scontata: "¡Nada!" "Allora se non hai niente ti fermi con me." Gli spiego che al CAE si viene per fare i compiti, che i suoi genitori pagano per questo, che non può pensare di giocare e basta, che c'è un tempo anche per questo ma prima deve fare il suo dovere, ecc… (il tutto naturalmente in spagnolo, tanto per tirarmela un po', ma già il fatto di farmi capire è una gran soddisfazione). Lui si mette a fare capricci, tira, calcia, picchia, urla, ma non lo lascio andare e passa un'ora e mezza seduto con me. Alla fine non aveva portato nemmeno lo zaino. Prima di andare a casa gli dico che se il giorno dopo non porta i compiti ci sarà il bis. Il giorno dopo li porta e li fa senza tante storie.
Così per qualche giorno con alti e bassi fino a giovedì che deve fare qualche operazione. Io sono contento perché a lui piacciono, ma ad un certo punto si blocca: dice che non le sa fare ma di non volerle fare con me, perché io le faccio in modo diverso dalla sua prof, e vuole farle con Fanny, l'altra educatrice. Io insisto, anche perché so che Fanny tende a fare i compiti ai bambini, ma lui niente. Allora gli propongo di andare da Roxana, la coordinatrice del CAE che me l'ha affidato, per chiederle se può fare i compiti con l'altra educatrice, che sta già seguendo 5 altri bambini. Lo porto (o sarebbe più giusto dire "lo trascino") da Roxana per cercare appoggio da una figura un po' più autoritaria, però non mi da molta retta e alla fine, pur di fargli fare i compiti, lo lascia andare con Fanny. In 5 minuti ha finito. Alla fine ha vinto lui ottenendo ciò che voleva: stare con l'altra educatrice più permissiva.
Ciò che vedo mancare qui sono le regole (i bambini spesso vengono lasciati soli o semplicemente ignorati) e, soprattutto in ambito educativo, regole condivise tra gli educatori. Il problema è che ognuno ha le sue e i bambini, che non sono per niente stupidi, vanno da chi gli conviene a seconda di quello che vogliono ottenere. Come al solito la colpa non è dei bambini che sono indisciplinati, ma degli adulti significativi (familiari, insegnanti, educatori) che non sanno essere un esempio educativo valido.
Non voglio criticare il lavoro di questi educatori ma sottolineare che però c'è bisogno di aiutarli ad assumere assieme uno stile condiviso che aiuti i bambini a crescere responsabili e con dei valori, cosa che sta cercando di fare Lorenza, la missionaria Fidei Donum di Luz y Vida, lavorando anche lei nel CAE, con molto impegno ma anche molta difficoltà.
Per il resto non sono molte altre le cose fatte al di fuori del lavoro degne di nota a parte che la settimana scorsa ho fatto da fotografo professionista: a Luz y Vida mi è stato chiesto di fare da fotografo ufficiale alle 150 prime comunioni che sono state celebrate nelle 3 messe domenicali, oltre ai 10 battesimi del giorno precedente. È stato un week-end intenso e impegnativo ma pure ricco di soddisfazioni e interessante, anche perché dopo più 900 scatti in 4 ore qualcosa impari sulla fotografia in luoghi chiusi e poco illuminati… =)
Gli unici due giri fatti in questi giorni sono stati una sera al Panecillo, la collina che sorge nel centro della città a da cui si può vedere tutta la città, e sabato ho avuto l'occasione di andare fino in cima al Rucu Pichincha, una delle punte del monte che da il nome alla regione della capitale. Purtroppo il tempo non è stato dei migliori: c'erano molte nuvole e la visuale dalla cima non è stata un granché, se non nulla, però è stata una bella scampagnata, anche se si è rivelata dura in alcuni tratti per l'altitudine che si è fatta sentire.
Ah, quasi mi dimenticavo: due settimane fa (tre giorni dopo che se ne sono andate le francesi) sono arrivati altri due francesi, Rafael e Benjamin. Questa volta sono molto più socievoli e simpatici delle precedenti connazionali, perciò le serate ora sono più piacevoli in loro compagnia.
Detto questo vi saluto, penso che la prossima sarà l'ultima mail che riceverete. Ancora grazie per l'attenzione, spero che anche lì da voi vada tutto bene.
Un abrazo, hasta pronto
Enrico

P.S.: Altre foto come al solito potete trovarle qui.

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