Gruppo CMD 2014

Torna indietro

…Compartir la fe…



"…non è l’uomo che si deve interrogare sul senso della vita, bensì è la vita che pone all’uomo degli interrogativi a cui deve saper rispondere per condurre una vita di significato assumendosi la responsabilità della sua esistenza" (Viktor Frankl).

Le vite che si sono intrecciate alla mia in Ecuador, anche per il solo tempo di uno sguardo, e che mi hanno posto innanzi mille interrogativi hanno i nomi di Paula, Jenny, Arturo, Beatrix, Manuel e poi ci sono i volti delle persone di cui o non ricordo o non so i nomi, i volti delle missionarie e dei missionari…

Sono proprio queste storie che rendono la bellezza di questo paese straordinaria.
Straordinario, cioè fuori dall'ordinario, al di là, nell'oltre: nell'oltreoceano dell'Ecuador, nell'andare oltre il mio mondo, i miei problemi e vedere il tutto da altre prospettive.

Il viaggio in Ecuador è stato ricco in aspettative già dall'inizio ed i volti, le vite delle persone che si sono intrecciate alla mia vita per questi 18 giorni hanno reso tangibile questa ricchezza.

"Ogni gioia è reale solo se condivisa", ora mi verrebbe da scrivere che "ogni ricchezza è tale solo se condivisa".
Sembra strano parlare di ricchezza in un contesto dove la povertà si fa immediatamente tangibile già nell'uso parsimonioso dell'acqua, ma la prima e vera ricchezza di questo viaggio si compone dei volti dei missionari fidei donum incontrati: Cristina, P. Mauro, P. Daniele, P. Giampaolo, P. Saverio, Luigina e P. Giovanni, conosciuto durante la sua vacanza in Italia e che ci ha fatto cominciare il nostro viaggio già prima di prendere l'aereo!.
La loro accoglienza è stata quasi disarmante, quasi fossimo persone già conosciute, amici giunti apposta dall'Italia, a far visita ad altrettanti amici. Accoglienza resa concreta dal dono di un mazzo di fiori o dalla attenta lettura delle nostre presentazioni per cui è bastato dire solo i nostri nomi e poi è partita una spontanea chiaccherata su come va il lavoro, lo studio, le nostre famiglie etc…

Il filo conduttore della nostra esperienza in Ecuador è stato "Compartir la fe" (condividere la fede) una fede che si è toccata nelle celebrazioni eucaristiche, prima occasione di incontro con la gente ecuatoriana.

In Ecuador la realtà è cosi diversa eppure così simile…
Catechesi col problema di coinvolgere i genitori, anche qui troppo lontani per problemi di altre o simili povertà, con la sfida di attrarre giovani (spesso lusingati e storditi da altre realtà illusorie).
Per certi versi verrebbe da dire che "tutto il mondo è paese". Il termine povertà infatti può essere declinato in vari modi, cambiando parametri di ricchezza, contesto sociale, ma sempre di povertà di tratta… sempre periferia è! E la sfida sta proprio nell'andare ad abitare queste periferie!

Eppure questo paese, così diverso, è anche così ricco proprio nella maniera di trovare ragioni di Vita; anche in quelle situazioni dove di primo acchito verrebbe da dire che vita non c'è, che non c'è speranza.

Personalmente è stato estremamente arricchente condividere alcuni giorni nella casa di una famiglia "allargata", dove ogni membro è impegnato nella vita comunitaria: catechesi, animazione, cori, gruppi giovani e gruppi famiglie… è stata una preziosa occasione per respirare il senso di chiesa universale ed unita nella stessa fede.
Così le parole "Credo la Chiesa, UNA, Santa, cattolica, APOSTOLICA" hanno preso vita in quei volti, in quelle mani strette, negli abbracci e nei sorrisi di bambini, giovani, adulti, anziani che ho avuto modo di incontrare in quei giorni.

Ilaria Schiorlin – a nome del gruppo "Viaggiare per condividere" del CMD Padova



Torna su