Gruppo CMD 2007

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Gente che ritorna…


"È possibile viaggiare portando con sé, come una corazza difensiva, il proprio modo di pensare, le proprie tradizioni, la propria cultura. Si può però viaggiare mescolandosi con chi si incontra, parlare la loro lingua, mangiare il loro cibo, ascoltare la loro musica: imparare dagli altri, incrociare le reciproche culture. Scopriremo, in questo modo, che le cose che contano, più che la meta finale, sono il viaggio per raggiungerla e la ricchezza che il viaggiare ci dona."
Questo era l’"augurio" da parte del centro missionario, riportato alla fine delle tante indicazioni tecniche sui viaggi previsti per quest’estate.
Quando siamo partiti forse non ci rendevamo conto completamente che questo era anche uno dei nostri desideri più forti: ci piaceva l’idea di vivere un po’ di vita quotidiana con persone che vivono in situazioni molto diverse dalla nostra, così come desideravamo incontrare, conoscere, imparare, assaporare il gusto delle differenze e la gioia delle cose in comune. Oltre a questo, la consapevolezza di vivere all’interno di una realtà di missione e non di alberghi o villaggi turistici, inevitabilmente ci spingeva ad interrogarci anche sulla realtà di fede e di Chiesa che avremmo incontrato. Accanto a tutto ciò, inutile negarlo, erano presenti un po’ di timori, legati, ad esempio, alle condizioni igienico-sanitarie di questi paesi… Ad ogni modo, mentre cercavamo di vincerli con un po’ di fiducia è finalmente arrivato il 27 luglio, data prevista per la partenza per l’Ecuador….
Dei 20 giorni che abbiamo trascorso lì, alcuni sono stati di servizio nella parrocchia "Maria Estrella de la Evangelizaciòn", con don Nicola, don Mauro, Lara e Flavio e, special guests direttamente da Carcelen Bajo, Don Giuseppe, Angela, Nicola, Samuele, Gianluca, Morena, suor Margherita e Natalina; siamo stati ospitati da otto famiglie che ci hanno accolto molto calorosamente e con le quali abbiamo condiviso pasti, serate e chiacchierate.
Negli altri giorni abbiamo avuto modo di visitare la città e di conoscere altri missionari padovani, le suore elisabettine di Tachina, don Daniele di Rocafuerte, don Francesco di San Juan de Lachas e don Giuseppe di Tulcan.
È un po’ difficile descrivere in poche righe tutta la complessità che abbiamo incontrato e tutte le impressioni ed emozioni che abbiamo provato: forse ci sono alcune parole chiave che possono aiutarci a sintetizzarle.
La prima è DIVERSITÀ, dal momento che questo Paese ci ha offerto fin dall’inizio una enorme varietà di paesaggi, climi, vegetazione, cibi, bevande e soprattutto persone, con il loro bagaglio di tradizioni, costumi, culture e con le loro differenze anche socio-economiche. Diversità che ci hanno affascinato, stupito e, a volte, turbato.
La seconda è MISSIONE, intesa come SCAMBIO TRA CHIESE. È stato forte il confronto tra l’idea "tradizionale" di missione, che forse noi stessi avevamo, che consiste nel trasmettere il "nostro" Dio a chi non lo conosce, e il nuovo modo di fare missione, che è un condividere Cristo, che lì c’è già (ed ha anche una dimensione molto umana e concreta)!
E ancora: RICCHEZZA. L’Ecuador racchiude in sé elementi di grande contrasto, dove convivono bellezze e ricchezze ambientali, storiche, insieme a condizioni di vita difficili. Nonostante alcuni aspetti negativi è un luogo di sicuro interesse, con paesaggi e natura di una bellezza indescrivibile: dalla Sierra alla Costa. È un paese dalle risorse e potenzialità enormi: turismo, petrolio, pesca, prodotti agricoli (l’Ecuador è il principale produttore mondiale di banane). Da anni strutture come il FEPP (Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio), si sono impegnate a promuovere un tipo di sviluppo etico e duraturo che ne salvaguardi l’identità.
LAVORO: ci ha permesso di mettere alla prova le nostre capacità fisiche, di sperimentare la fatica e di scontrarci con alcuni dei nostri limiti e con quelli degli altri. Il servizio che abbiamo prestato nella parrocchia di "Maria Estrella" è stato anche un modo per "guadagnarci il pane quotidiano", per vivere il senso di ciò che disse S. Paolo «chi non lavora neppure mangi» e, ancora una volta, per condividere il nostro tempo e il nostro "esserci" con i missionari e con le persone del posto che collaborano con la parrocchia.
ACCOGLIENZA: della gente, dei bambini, dei colori e della natura… è un effetto di una BENEDIZIONE, che spesso le famiglie ci hanno dato (Que te vaya bien… Que Dios te bendiga!) e che così bene fa da tramite con l’amore di Dio, così come l’abbraccio del cielo con i suoi colori e delle vette, i colori che portiamo nel cuore… Dio è stato proprio un artista nel creare il mondo e l’umanità!
CONDIVISIONE, come scelta di vivere insieme, di farci contaminare nelle idee, di chiacchierare, di conoscere, ma anche di dividere, portare un po’ a testa il peso di gioie e dolori della vita quotidiana, di mamme, papà, figli, bambini, popoli e territori (solo incontrando velocemente siamo stati colpiti dalla diversità degli stili fra zone come Quito, la costa e Tulcan, o la vicina Colombia).
Condivisione che è stata molto forte anche fra di noi, compagni di viaggio, di stili di vita e pensieri, idee, aiutandoci a sentirci una piccola Chiesa in cammino, per un pezzo di strada intanto e poi… chissà le strade dove ci uniranno ancora…

"Più grande e perseverante la vostra fiducia nel Signore, più abbondantemente riceverete ciò che chiedete." (Sant’Alberto Magno)
Una partenza porta con sè un carico di aspettative, a volte anche di paura che non possano essere soddisfatte… la paura dell’ignoto o del raggiungere un pezzo di sogno…
Dopo aver lasciato decantare un po’ come il buon vino, quest’esperienza, i pensieri che ci vengono da imbottigliare e che sanno ancora da vino novello, sono però forti e vivaci, ricchi della riconoscenza per la possibilità di aver potuto vivere questo pezzo di vita, con altri fratelli, in quel Paese.
Per questo possiamo tutti affermare con gioia che, se pensavamo di fare una bella esperienza, bè… lo è stata sicuramente molto di più!!!

Monica De Rossi

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