Don Giuseppe Alberti

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Lettera di Pasqua 2010



Stiamo arrivando tutti alla Pasqua correndo: le cose da fare, gli impegni da sbrigare, le scadenze da rispettare, gli appuntamenti a cui non possiamo mancare. È una corsa forsennata, un pò disumana, che non ci permette di aggrapparci a ciò che vale, a ciò che ci sostiene e da sapore alla vita.
È curioso che anche nel vangelo si parla di corse, ma sono differenti, per altri motivi. È la corsa della sorpresa e della gioia, dello stupore e dell’allegria incontenibile. È la corsa di una donna, Maddalena, che aveva intuito in Cristo il mistero di un amore più grande; è la corsa di Pietro, il braccio destro di Gesù, generoso in tutto, nella debolezza e nella sincerità; è la corsa di Giovanni, l’amico più caro, che arriva per primo perché sa vedere con gli occhi della fede.
Queste sono le corse della Pasqua, che portano come ambasciatori la notizia più bella della storia: "Colui che hanno crocifisso, non è qui, "è risorto". Come dire: la morte ha perso la sua forza, il male non vincerà più, la tristezza lascia spazio alla speranza e il senso della vita si riaccende del cuore di tutti.
La Resurrezione di Gesù mette le ali all’anima, ti tira su, ti fa correre dalla gioia. Ma dopo l’emozione iniziale uno si mette a pensare e si domanda: come può sorgere la vita dalla morte? Il senso dalla croce? La vittoria dalla sconfitta? L’allegria dal dolore? Per capire bisogna vedere, per vedere bisognosa credere, per credere bisogna contemplare, per contemplare bisogna amare, per amare bisogna ‘stare lì.
Avremo tempo di stare lì, ai piedi della croce? Avrò la forza di fermarmi, nella mia corsa non so verso dove? La resurrezione di Gesù, il suo passare dalla morte alla vita, avrà qualcosa da dirmi? La luce della Pasqua inonda il nostro mondo e impone la legge del paradosso: la debolezza è fonte di forza, la morte genera vita, il servizio è il potere più grande, il dolore grembo della sapienza, ciò che termina è porta dell’eternità.
Giusto in questi giorni la esperienza della debolezza di molte persone incapaci di fedeltà alla loro responsabilità; della inutilità di certi slanci di bene che si schiantano nel muro dell’indifferenza; della irrilevanza di molte parole che si rivelano come bugie camuffate; del limite di tanti propositi che si perdono nel fluire del tempo; della povertà umana di molti uomini e donne che vivono in catene.
C’è da correre per avvisare tutti, nessuno può permettersi di non sapere: l’esperienza della resurrezione è alla portata di ognuno, è un regalo per chiunque, senza eccezioni. Non c’è situazione così aggrovigliata, non c’è una vita così sbagliata che non possa trovare una via di uscita. Il Risorto è la soluzione, la resurrezione è il nostro destino, già da ora.
Le corse devono continuare, dal mattino di Pasqua fino ad oggi. "Andate, ditelo a tutti", ci suggerisce il Risorto: è l’onda irrefrenabile, feconda di vita, che sgorga dalla Pasqua, è l’inno della gioia che canta il fiorire del deserto, è il canto di speranza che fa vedere più in là del vuoto della tomba, è la buona notizia che nessuna situazione negativa potrà mai spegnere, e il vangelo della resurrezione che ormai nessuno ci potrà rubare.
Per voi l’augurio di una vera Resurrezione.

Don Giuseppe Alberti
Tulcàn - Ecuador

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